giovedì 19 gennaio 2017

Inchieste. Caso Moro. Grassi: “Morucci reticente ed arrogante, non vuole rispondere”

di Nico Baratta

ROMA. Continua l'attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro. Centinaia di faldoni, registrazioni chilometriche, testimonianze inedite, sono solo alcuni della alacre e certosina attività messa in campo da chi vuole la vera verità sulla morte del Presidente Moro. Ma soprattutto sui veri mandatari dell'omicidio, poiché le mani armate, presumibilmente, son state assicurate, tempo addietro, alle Patrie Galere. Si ricorda che Valerio Morucci è libero dal 1994 per sconto di pena. Gero Grassi, Vicepresidente Gruppo Pd Camera e membro della suddetta Commissione, ci racconta un'altra testimonianza fornita alla Commissione. I contenuti sono raccapriccianti, che delineano come da trent'anni anche chi ha agito sul campo pare voglia tener nascosta una verità scomoda allo Stato. Per chi volesse approfondire l’attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro può visitare il web site www.gerograssi.it, troverà documenti interessanti e inediti. 

«L'audizione dell'ex brigatista rosso Valerio Morucci e' finita male, dopo che era iniziata peggio. 
Morucci e' un protagonista dell'eccidio di via Fani e del rapimento di Aldo Moro. 
Fu arrestato nel maggio 1979, poi dissociatosi dalle BR, usufruì di sconto di pena grazie alla legge sui pentiti. Aveva collezionato diversi ergastoli, libero dal 1994. 
Valerio Morucci e' personaggio centrale nell'intera vicenda Moro e l'auspicio della Commissione era che finalmente partecipasse, con la totale verità, a chiudere i dubbi e le bugie emerse ultimamente. Morucci ha subito fatto presente che non intendeva rispondere a domande con carattere penale e nei suoi interventi ha parlato di domande inquisitorie da parte del Presidente Fioroni, dicendo tante volte che non ricordava, non gradiva la domanda, trattavasi di domanda sgradevole, non voleva rispondere. In più occasioni ha detto che la verità è tutta scritta e non esiste altro da aggiungere. 
Una considerazione: la mia impressione è che Morucci non ha inteso rispondere alle domande che smentiscono le sue 'verità', ma che si è servito della Commissione per rilanciare le sue bugie. E lo ha fatto con arroganza culturale e con disprezzo della verità. 
Quando Fioroni gli chiede conto del foglio di via, dell'assicurazione e del bollo dell'auto Fiat con la quale viene portato via Moro e gli contesta che questi tagliandi falsi provengono dal Salone Autocia di Roma, dove Morucci e Faranda hanno acquistato alcune auto, aggiungendo che il Salone e' legato alla Banda della Magliana, Morucci si indispettisce dicendo che il tutto e' irrilevante. Aggiunge che la domanda è sgradevole. Analogamente dimostra di essere lontano dalla verità quando Fioroni gli mostra alcuni fogli, ritrovati nell'appartamento di via Giulio Cesare a Roma, quando Morucci e Faranda sono arrestati. I fogli contengono un elenco di circa 90 persone, con alcuni nomi in codice ed indirizzi, di brigatisti noti e meno noti e di persone contigue al Terrorismo. 
Morucci nega che quei fogli sono suoi, dice addirittura di non conoscerne l'esistenza mentre sono allegati, come corpi di reato, all'ordinanza del suo arresto. Dice di non averli mai visti e che forse erano nell'appartamento di Conforto, ma non suoi. Per la storia il prof. Conforto, già spia Fascista dell'Ovra, e' noto agente KGB. La Commissione attuale scopre anche che e' agente CIA e Sismi. Quando Fioroni apertamente e senza alcun tono inquisitorio, culturalmente lontano da lui, evidenzia a Morucci che e' strano girare con l'elenco del Terrorismo in tasca, ma e' altrettanto strano che in quella casa ci sia l'elenco stesso, anche alla luce del fatto che all'elenco per oltre un decennio la Magistratura non ha fatto seguire alcun provvedimento. Così come e' strano che la titolare dell'appartamento, Giulia Conforto, non subisce alcuna pena, nonostante abbia alloggiato presso di se' due terroristi dell'eccidio Moro insieme ad armi di tutti i tipi. Forse l'elenco dimostra la trattativa in corso tra BR e pezzi dello Stato.
Morucci non risponde nemmeno alla contestazione che la proprietaria dell'appartamento di via Gradoli, la signora Bozzi, e' amica della Conforto, la cui zia in altro appartamento ospita una brigatista. Dopo oltre tre ore di evidente non volontà di Morucci di dire la verità, ho detto al Presidente di chiedere apertamente all'ex brigatista se intendeva rispondere o avvalersi della facoltà di non rispondere. Morucci ha scelto questa seconda strada. Lui dice perché si sa tutto. Io gli ho contestato che molte scoperte dell'attuale Commissione Moro sbugiardano il suo Memoriale e le sue verità e che ha perso l'ennesima occasione per dire la verità'. Nessuna inquisizione, ma la verità non può essere scissa dalla riconciliazione sociale. A questo punto la seduta e' stata interrotta perché Morucci non vuole parlare ed i suoi silenzi dimostrano ancora una volta le falsità e le complicità della vicenda Moro. 
Inutile chiedergli del perché sulla Renault non ci sono le tracce dei brigatisti che dicono di aver ucciso Moro. Superfluo fargli notare che il covo di via Massimi non e' mai stato citato. Inutile ascoltarlo perché la verità è la voglia di verità non gli appartengono. Moro continua ad essere ucciso».

Gero Grassi, Vicepresidente Gruppo Pd Camera e membro della Commissione parlamentare Caso Moro

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